Il Riccio e Bartolomeo Coda a Monte Oliveto Maggiore: cronologie, nuove proposte e alcune considerazioni sulle scelte della committenza

Marco Fagiani
Il contributo punta a far chiarezza su un preciso momento della storia artistica di Monte Oliveto Maggiore – collocabile tra il quarto e il quinto decennio del Cinquecento – che vide per protagonisti i pittori Bartolomeo Neroni detto il Riccio e il riminese Bartolomeo Coda. Al primo dei due è stato finora collegato un pagamento “a maestro Bartholomeo pintore”, contabilizzato l'8 marzo 1540, in cui si è pensato di riconoscere il saldo finale per la decorazione della sala cosiddetta del “Banchetto”. Una disamina più attenta della nota di spesa dimostra però come il beneficiario del compenso fosse stato Bartolomeo Coda, chiamato a Monte Oliveto per una serie di importanti interventi, tra i quali spiccano gli affreschi eseguiti per la sala del capitolo. A questi ultimi andrà aggiunto un secondo ciclo, finora assai negletto, che si dispiega lungo le pareti della cappellina privata dell'abate, mostrando gli inconfondibili tratti stilistici del maestro riminese. È probabile che la sua pittura devota e accostante incontrasse meglio di altre il gusto di una comunità monastica di metà Cinquecento, ma ad aprire alla bottega dei Coda le porte della casa madre della congregazione olivetana dovettero essere anche gli ottimi rapporti intrattenuti con l'ordine da alcuni membri della famiglia. In tal senso, potrebbe rivelarsi una figura chiave quella del monaco olivetano fra Innocenzo da Rimini, che accompagnò Bartolomeo nel suo soggiorno a Chiusure. È infatti concreta la possibilità di riconoscervi uno dei fratelli del pittore romagnolo, anch'egli perito nell'utilizzo di colori e pennelli.
In conclusione, si tornerà a riflettere sulla datazione del programma pittorico ideato dal Riccio per la sala del “Banchetto”, ormai svincolata dal pagamento del marzo del 1540. Il giusto appiglio cronologico è semmai offerto da un passo delle cronache manoscritte dell'abbazia, che collega l'allestimento e la decorazione dell'ambiente al secondo anno di mandato dell'abate pratese Vito Caselli, protrattosi fra la primavera del 1541 e quella dell'anno successivo.

Indice

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