Il caso Jacone nelle Vite di Giorgio Vasari (con nuove proposte per la sua produzione grafica)

Annamaria Petrioli Tofani
Alcuni disegni, conservati al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi sotto nomi diversi o nell'anonimato, hanno suscitato il sospetto che possa trattarsi di opere di mano di Jacopo di Giovanni di Francesco detto Jacone, un artista del quale poco si conosce. Ciò ha fornito l'occasione per riconsiderare il rapporto tra queste opere e quanto su di lui ha scritto Vasari, che nelle Vite gli dedica, oltre a citazioni sparse, una notizia più estesa nel capitolo su Aristotele da Sangallo.
I due uomini, dotati di personalità, interessi professionali e abitudini di vita lontanissimi e praticamente incomunicabili, si conoscevano di persona, per la frequentazione intrattenuta da entrambi col comune maestro Andrea del Sarto: e in quest'ottica colpiscono, nel testo vasariano, alcune incongruenze difficili da spiegare. Vasari infatti, mentre manifesta nei confronti del più giovane collega il più assoluto disprezzo sul piano umano, ne esalta invece la produzione artistica, sebbene improntata a principi e scelte figurative che contraddicono tutta l'impalcatura teorica sostenuta nei suoi scritti e dal medesimo, applicata con convinzione incrollabile nella propria opera di artista militante.

Indice

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Mattia Barana William T.H. Fox Strangways (1795-1865), il mercato artistico fiorentino e la fortuna dei 'primitivi'
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