Le prossime lezioni "Brevissime" saranno dedicate al design italiano:
Enrico Morteo, architetto, critico e storico dell'architettura e del design, ci propone la serie
Al centro del mondo: il tavolo e la sedia
suddivisa in due lezioni che si terranno al Cenacolo di Santa Apollonia il 4 e l'11 maggio 2023.

Tavolo e sedia sono due oggetti nodali nella storia della nostra civiltà.
Come ha affrontato un nodo così simbolicamente importante il design italiano del dopoguerra? Come ha saputo restituire l’idea della modernità e del progresso nelle forme in fondo ben note di due oggetti che sono andati consolidandosi nel tempo?
Senza pretendere di dare una risposta esaustiva, in queste due conversazioni si proverà ad esplorare alcuni casi emblematici, che toccano temi centrali nelle riflessioni contemporanee sul senso della tecnologia, sulle fatiche del lavoro, sul rapporto fra la finitezza del nostro corpo e l’apparente universale estensione del pensiero.

Nella seconda parte Morteo ci guiderà alla scoperta del design italiano tra gli anni '60 e gli anni '70:

giovedì 11 maggio 2023
18:45-19.30
Cenacolo di Santa Apollonia, Firenze
Di là dalla tecnica: umanissimo infinito
Vico Magistretti: la seggiola Selene 1969
Superstudio: tavolo Quaderna 1971
Mario Bellini: la seggiola Cab 1977


Nel 1963 Giulio Natta riceve il Nobel per la chimica a seguito delle sue ricerche sulle materie pastiche e la ‘costruzione’ della prima molecola sintetica, il Polipropilene isotattico. Con l’affermarsi delle materie plastiche sembra finalmente che l’Italia, colmato il gap con le più evolute industrie mondiali, si appresti a diventare una delle prime potenze economiche del globo. Ma è un entusiasmo che dura poco. A partire dalla metà degli anni Sessanta si accende una crescente critica al sistema, in nome di una vita più libera, non alienata, pacifica, pienamente realizzata. Nelle piazze scoppia la contestazione giovanile e studentesca, violenta e libertaria allo stesso tempo. In Italia in particolare i toni della contestazione sono carichi di ironia e del sogno di una quotidiana, maneggevole utopia. Così, in anni di accelerazioni futuribili, di conquiste spaziali e di intelligenze artificiali, il design italiano persegue traiettorie imprevedibili, che intrecciano le sirene del grande numero con il rispetto della dimensione individuale, l’artificialità di squillanti plastiche colorate e la fragile, umanissima singolarità del corpo umano. Ancora una volta si conferma quella duplice focale tipica dello sguardo adottato dal progetto italiano, capace di guardare al futuro attraverso lo specchio della storia, del presente, del sogno. Apparentemente lontani e diversissimi fra loro, Vico Magistretti, Superstudio e Mario Bellini danno forma con i loro pensieri ed i loro oggetti ad alcune delle fertili contraddizioni di un periodo che sembra oramai lontanissimo ma che ancora risuona del nostra contemporaneità.

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