La mostra, che si avvale di importanti prestiti da istituzioni, musei e collezioni private di tutto il mondo, si propone di rileggere l’attività di Raffaello nel rapporto con quella degli urbinati Timoteo Viti e Girolamo Genga.
I tre amici muovono da Urbino, spinti da una volontà di aggiornamento che li accomuna, ma, pur incrociandosi più volte, le loro strade divergeranno conducendoli a esiti molto differenti.
Raffaello si distingue, oltre che per il suo straordinario talento, per la eccezionale capacità di plasmare il proprio stile attingendo a una gamma continuamente aggiornata di modelli, secondo un meccanismo che Vasari individuerà come emblema della Maniera cinquecentesca.
Questa mostra offre un importante contributo allo studio della formazione di Raffaello, che resta il maggior nodo da sciogliere nel suo percorso.


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